domenica 29 maggio 2011

L'uomo è fatto per amare

Ho riflettuto, su cosa rende l'uomo davvero felice, e mi sono dato la risposta che l'unica cosa è dare amore. Viviamo nella speranza continua di dare il nostro amore a qualcuno, di trovare qualcuno che lo meriti, che ci metta in condizione di donarlo. Studiamo anni della nostra vita per poter diventare medici e mettere al servizio del nostro amore per il prossimo anni e anni di sofferenze, domeniche pomeriggio spese a studiare, stress pre-esame, momenti di sconforto, tutto finalizzato a dare amore. Compriamo vestiti, viaggiamo, ci trucchiamo, mettiamo il profumo, per amore, per trovare qualcuno a cui dare il nostro amore. Soffriamo per amore, addirittura ci togliamo la vita se non riusciamo a toglierci questo macigno immenso di dosso, arriviamo a distruggerci, deprimerci, se abbiamo perso l'amore. Non riesco a dire altro che questa parola, ma stasera sono veramente estasiato dalle molteplici forme di amore che ci sono, non solo quello per una donna o un uomo, io intendo l'amore per una pianta che annaffiamo, l'amore per un'abitudine, per una canzone, per un amico, un fratello. Anche l'odio deriva dall'amore, ho letto da qualche parte che una definizione di odio è "mancanza di amore", mentre invece l'amore ce l'ha una definizione sua, perchè è naturale, fa parte di noi, è forse la prima cosa che riusciamo a provare, nei confronti della madre che, appena nati, è il nostro unico punto di appoggio in un mondo che non conosciamo.E' incredibile che l'uomo vada contro la propria natura con guerre, faide, omicidi, non capendo che così facendo ottiene magari un pozzo di petrolio in più ma non la felicità, un pozzo di petrolio non te lo fa battere il cuore, ti riempie le tasche e basta, si te le riempie parecchio ma fa solo quello, nient'altro. Si può essere l'uomo più rispettato, ricco, addirittura temuto, del mondo e allo stesso tempo essere il più triste. Sta a noi cercare di trovare dei canali entro cui fare sgorgare il nostro amore, lottando per trovarli, ma credo sia questa l'unica via possibile per essere felici davvero.

venerdì 27 maggio 2011

Bomba o non bomba

Ancora una volta è una canzone a farmi venire un'idea da scrivere. Sto ascoltando su youtube delle canzoni di Venditti, nei commenti ci sono persone nostalgiche dei loro 18 anni che scrivono "perchè non tornano gli anni 70?". Mi sono messo a riflettere su cosa avremo noi da rimpiangere. Per una volta mi trovo d'accordo con gli articoli sensazionalistici dei giornali, in effetti è vero che viviamo la crisi dei valori, che non abbiamo più nessuno in cui credere, se non noi stessi nel migliore dei casi(sebbene sia molto difficile). Quei giovani guardavano ai cantautori impegnati come ad esempi, esistevano politici come Berlinguer o Almirante, che al dilà degli ideali politici dei quali non sta a me parlare, sono sempre stati riconosciuti come grandi uomini e rappresentanti politici. C'era la fiducia che le cose sarebbero potute cambiare, c'erano situazioni che lentamente stavano migliorando, la speranza di benessere, si iniziava a crederci davvero di poter cambiare le cose, che sia chiaro, non erano poi così idilliache, basti pensare alle BR, alle stragi di mafia, all'abusivismo selvaggio di quegli anni,alla guerra fredda. Oggi se mi guardo attorno la situazione è tragica, ancora più di quei tempi, perchè sebbene il contesto si sia stabilizzato non c'è più la fiducia di migliorare, non abbiamo un' idea a cui aggrapparci, per cui lottare, e a volte consci di questa cosa ci aggrappiamo alle lotte dei nostri genitori, slanciandoci in slogan anacronistici, appellandoci all'antifascismo e a battaglie del passato che messe nel contesto di oggi vengono ridicolizzate da rappresentanti che di quei tempi non hanno respirato nemmeno l'odore. C'è sfiducia, nel governo, nella scuola, nelle persone, nelle opportunità, nel lavoro, nella ricerca, nella giustizia, nei giovani stessi, nei cantanti, nella situazione ambientale, nella lotta alla mafia, nel conflitto internazionale, nei conflitti interni che vogliono dividere l'Italia in due, e così via... Ma credo che la critica fine a sè stessa sia una cosa deleteria, non serve a niente lamentarsi, piuttosto servirebbe iniziare a cambiare nel piccolo, a volte era tanta la rabbia che ho pensato di cambiare le cose in prima persona, ma poi ho capito che da solo non posso cambiare il tutto, ma posso migliorare una parte. Io per fortuna la guida la ho sempre avuta ben chiara, con i miei genitori che mi hanno sempre insegnato ad agire da persona onesta, a passare anche da bischero magari, però a fare sempre le cose come si deve, e di questo li ringrazio e gli sarò per sempre grato.

venerdì 20 maggio 2011

Lunedì

Sto ascoltando Lucio Dalla, una canzone che avevo sentito su qualche radio distrattamente, "Lunedì". Sentire la gioia con cui Dalla canta, percepire la scherzosità del suo tono, l'entusiasmo di mettere insieme note e creare qualcosa di nuovo e piacevole, vederlo passare con i suoi soliti occhialini improbabili... sono cose che non possono non mettermi di buon umore. Quell'uomo penso sia uno dei pochi veri artisti che ci sono adesso. E' uno dei pochi che non strazia se stesso e il prodotto della sua fantasia in nome di logiche di mercato, dello stare sulla cresta dell'onda, è uno dei pochi che esula da questo bisogno di produrre, di assicurarsi che gli altri si accorgano di noi, e riesce ad essere apprezzato, essendo se stesso. Ultimamente sto riflettendo molto sul guadagno che si ha ad essere se stessi, anche la persona più noiosa al mondo ha un interesse, qualcosa che gli ha fatto battere il cuore, magari colleziona soldatini, magari va a guardare i topi nuotare nei fiumiciattoli, le cose più improbabili, però sono sicuro che se davvero uno ha una passione riesce ad essere interessante agli altri, illustrando le piccole cose, gli aspetti soggettivi, le angolature che altri non vedono e che solo un appassionato sa vedere. Ho l'impressione che non si riesca più neanche ad essere artisti, che si ricerchi quel risultato, quando il talento è qualcosa di innato, è qualcosa di meraviglioso per gli altri ma che può tormentare chi lo possiede, basti pensare ad un genio assoluto, Vincent Van Gogh. Sono convinto che con l'impressionismo l'arte abbia raggiunto forse il punto più alto della sua storia. Certo la dovizia tecnica dei grandi del passato è indescrivibile, ma quelle opere trasudano vita, trasudano entusiasmo, tristezza, emozioni vere, sono uno specchio sulle vite di personaggi incredibili come Renoir che costretto su una sedia a rotelle si legava i pennelli alle dita per poter dipingere, a dispetto di una malattia articolare. O Pissarro che malato, in vecchiaia si metteva alla finestra e dipingeva lo stesso soggetto, ogni volta che ne aveva il bisogno, perchè smisurato era l'amore per il mondo che stava fuori da quella finestra che si frapponeva fra i suoi occhi e la luce, i colori, i profumi. L'arte non è drogarsi per stimolare la mente a viaggi extradimensionali, non è truccarsi, fingersi poco curati o al contrario abbinare maniacalmente vestiti ed accessori, l'arte la fa la persona, la fanno gli occhi avidi di realtà, le orecchie attente al fruscio delle foglie, il bisogno di esprimere qualcosa, a se stessi e agli altri.

lunedì 2 maggio 2011

Coltivare le connessioni

Eccoci qua, il famigerato assignment 3 è stato svolto. Che terrore quando mi hanno detto "che erano 60 pagine", che noia preconcetta per le prime 20 parole, e che stupore nello scoprirmi appassionato al tema man mano che andavo avanti con la lettura. Ero talmente terrorizzato da questo assignment che me lo sono fatto stampare cartaceo, così, avevo pensato, "lo vedo sulla scrivania e mi ricordo che lo DEVO fare". E invece è diventato un piacere, qualcosa da leggere anche per svagarmi, per passare una mezz'oretta su una panchina o riposare il cervello dopo una giornata di studio. Devo dire che il mio modo di approcciarmi a internet, e forse anche alla realtà è sensibilmente cambiato, magari sull'onda delle letture, però sento che sono diversi gli occhi con cui guardo soprattutto al "cyberspazio". Oggi per esempio mi sono soffermato su un avvenimento che viene dato per banale ma che 10 anni fa sarebbe stato oggetto di una risata. Ero a studiare al dipartimento di novoli, annoiato, ho preso l'ipod touch, mi sono collegato tramite rete wireless ad una rete condivisa e su facebook ho letto un post di una ragazza che non conosco personalmente. Allora sono andato su internet, sul sito dell'ansa e ho cercato un riscontro alla notizia della morte di Bin Laden, e sorpresa, ho letto il titolo che recitava qualcosa simile a "Morto Bin Laden, in una residenza SENZA INTERNET". Ormai internet è diventato talmente fondamentale da guadagnarsi uno spazio in uno dei titoli più importanti degli ultimi 20 anni. Ho fatto uno screenshot  della pagina che poi voglio pubblicare qui sul blog.Venendo allo scritto, l'introduzione era fondamentale per fare entrare il lettore nell'ottica della lettura, comunque molto scorrevole, significative le due metafore del mezzadro e della madre. Ma la parte che mi ha fatto letteralmente alzare, prendere un lapis e sottolineare le parti che mi colpivano, in modo tale da ricordarne l'impatto in un secondo momento,è quella più "avanti" nello scritto. E qui analizzerò alcune parti in dettaglio, come quella in cui si dice una cosa forse anche politicamente sconveniente per uno stipendiato dall'università ma veramente giusta e apprezzabile, cioè che esiste un blocco mentale che insieme alla scolarizzazione spaccia l'istruzione per conoscenza. Questa è una cosa che ho sempre sostenuto anche io, che istruzione e conoscenza siano due cose ben distinte, così come ho sempre sostenuto che esistono più tipi di intelligenze, e non è detto che poi nella vita quello che prendeva sempre 10 sia più intelligente di quello che prende sempre 6. A questo rigardo condivido pienamente anche l'idea di John Medina per cui la scuola istruisce ma non favorisce l'apprendimento. Nell'espressione "if you wanted to create an educational environment that was directly opposed to what the brain was good at doing, you probably would design domething like a classroom" penso che sia contenuta una grossa verità, perchè per come la vedo io la classe è uno degli ambienti meno stimolanti in assoluto, anche, detto sinceramente, a causa di persone che con la conoscenza hanno poco a che fare, provenienti da famiglie chiuse mentalmente e portatrici di idee retrograde. Non che nell'appartenere al passato sia insito qualcosa di sbagliato, sia chiaro, anzi il passato è prezioso, però ritengo che sia necessario modulare il proprio pensiero in relazione al mondo che ci circonda, non fermandoci a una mentalità chiusa. In questa parte dello scritto ci sono veramente tante cose che condivido, ma le condivido di cuore, non per fare "il ruffiano" che è una cosa che detesto,come l'affermazione che limitarsi a condannare il PLE vale poco, in quel "vale poco" si rende veramente l'idea della pochezza della critica non costruttiva, perchè se la critica è vera, e volta al progresso e non a un senso di superiorità, può essere ed è una forma di condivisione, perchè attraverso la mia critica posso permettere all'altro di progredire in ciò che sta facendo.Ho deciso che leggerò lettera ad una professoressa, adesso non ho conoscenze adeguate per parlare di Don Milani e finirei per fare affermazioni semplicistiche e prive di contenuti veri e propri.
Infine un tema che mi sta veramente a cuore, quello dell'informazione, è vero che internet è l'unica via di fuga che ci è rimasta per informarci veramente su certe cose che vengono filtrate anche da giornali considerati oggettivi come il corriere della sera. E' anche vero che siti come italiaterranostra.it sono stati oscurati in nome di lobby e alleanze che vanno bel al di sopra di una fabbrica costruita in parte con l'amianto, come quella della Barilla a Melfi, in Basilicata.A tal riguardo se chi legge non conosce la vicenda consiglio di informarsi, ad esempio qui http://www.metaforum.it/showthread.php/18084-Navi-dei-veleni-Lannes-costretto-a-chiudere-il-sito-Italia-Terra-Nostra. Per ultimissima cosa una curiosità. Ho notato che ci sono dei pezzi totalmente in inglese, ormai si dà per scontata la conoscenza di questa lingua, la lingua di internet, appunto.

domenica 1 maggio 2011

Ancora connessioni

Ieri sera, appena tornato dalla notte bianca, ho avuto una bellissima sorpresa.
Mi sono accorto che una piantina che avevo scoperto per caso fra i suggerimenti di youtube e che avevo preso particolarmente a cuore era stata annaffiata da un ragazzo che conosco, a un paio di giorni di distanza. Infatti questo è il tempo che è trascorso dalla mia pubblicazione su facebook alla sua, del video sulla guerra in Iraq che ho riproposto anche sul blog. Il fatto che siano passati due giorni tra le due pubblicazioni rende la cosa fantastica, infatti, conoscendo le dinamiche del social network so perfettamente che nel giro di due giorni anche le news più popolari vengono smaltite dalla home dalle centinaia di post degli utenti. Quindi lui non ha visto il video direttamente da me, ma qualcun'altro che ha visto il mio video lo ha condiviso e così via, finchè il giro non è tornato a me. Ieri sera ho ricevuto indietro tutta la fiducia nelle connessioni che avevo perso e forse ho aggiunto qualcosa alle mie convizioni di sharing. Adesso vado a vivermi il mio primo maggio, sicuro che la mia pianta sta continuando ad essere annaffiata. Buona festa del primo maggio, A TUTTI, perchè non penso ci sia bisogno di essere "comunisti" per festeggiarla.

sabato 30 aprile 2011

Guerra in Iraq

La parte con cui si conclude è l'emblema della crudeltà umana.

Quali connessioni?

Ieri sera mi è capitato un episodio che mi ha fatto riflettere sul tema delle connessioni, sul condividere il sapere, impressioni e opinioni. E' da premettere che io nel tempo libero faccio l'arbitro, ero a una partita e c'era un arbitro che mi ha dato l'impressione di essere bravo tecnicamente ma "poco smaliziato" nel senso che mi è sembrato che per inesperienza ancora non sapesse interpretare bene gli umori dei calciatori e modulare le proprie decisioni all'andamento della gara. Questo suo atteggiamento aveva provocato in campo moltissime proteste. A fine partita, sono andato a dargli la mano per ringraziarlo di essere venuto e, nell'occasione, anche pensando che è proprio di una società civile condividere il sapere, gli ho detto questa mia impressione. Ecco, lui ha reagito sentendosi attaccato , e subito è venuto un suo amico a chiedermi, con aria minacciosa "se avessi problemi". Questo mi ha fatto riflettere mentre tornavo in macchina sulla volontà di creare connessioni, di voler condividere il sapere, di saper accettare la piantina che l'altro ha seminato e coltivarla. In un primo momento sono stato molto, molto, molto scoraggiato dalla cosa, considerando anche il fatto che dando un consiglio a un "rivale", in nome della cooperazione lo aiutavo nel concorrere "contro" di me. E vedersi rispondere male quando cerchi di aiutare, sinceramente fa male, ma poi ho pensato che se lui mi ha risposto male, magari là fuori c'è sicuramente qualcuno meno arrogante che accetterà il mio consiglio.